A distanza di quasi un mese, la ferita sulla zampa si è quasi rimarginata. Non ci avrei scommesso un soldo bucato, davvero. Ero convinta che quel disastro non avrebbe mai più avuto rimedio, invece... Ben lieta di essermi sbagliata. Si può proprio dire che Pablo sia nato per la terza volta: è nato dalla sua mamma, è rinato nelle mani delle volontarie siciliane che lo hanno salvato e curato, è rinato ancora per merito dei dottori della Clinica Vercelli, a Torino. Ma non erano i gatti, ad avere sette vite?
Rimarrà una vistosa cicatrice, certo, ma non importa: in fondo Pablito è un rude maschione, mica una modella da copertina. La cicatrice fa tanto macho. Il carrellino è ormai diventato parte di lui: con cautela, tenendo sotto controllo le zampe posteriori, sono ormai arrivata a lasciarlo "su ruote" anche sei, sette ore di fila. Ossigeno per me, che riesco così a concedermi qualche uscita in bici o di corsa più lunga, ma soprattutto per lui, che strilla come un maialetto ogni volta che lo metto a riposo. Le ruote sono la sua nuova vita. L'importante è che le zampe non gonfino... E che all'inguine non si formino altre piaghe. Vado di crema emolliente e borotalco: se dicessi che sono diventata bravissima a maneggiare i gioielli di famiglia del cagnotto, potrei essere male interpretata... Ancora pochi giorni ed anche la trafila di bendaggi e medicazioni sarà solo un ricordo. Speriamo.
...così, ad accogliermi quando rientro in casa, da un'uscita di sei ore come di cinque minuti, adesso sono in tre. Pericolosissimo: bisogna essere più che saldi sulle gambe, per evitare di venir travolti senza misericordia. I lividi sui polpacci, invece, sono inevitabili: gli spuntoni del carrellino non perdonano.
A spasso per Carmagnola, alla sera, non manca mai qualcuno che si ferma, osserva, si informa. C'è persino chi, forse per affinità di guai di salute, si sfoga "confessando" i propri acciacchi: coraggioso quel signore che ci ha parlato della sua "malattia che non si vede", il disturbo bipolare. E quei bambini più attenti e sensibili, che rifiutano di accettare l'idea che la paralisi di Pablo sia definitiva: "Ma quando torna a camminare da solo?". "Mai" non è una risposta, per quei bimbi; spiega loro che non potrà mai camminare e torneranno a chiederti quando potrà camminare. C'è chi apprezza l'animale, chi il gesto dell'adozione, chi la meccanica del carrellino. Del resto, più lo guardo e più credo di avere per le mani un piccolo gioiello meccanico, tanto semplice quanto geniale. Il piccolo mostro ci ha preso confidenza anche in mezzo all'erba: memorabili i suoi raid in giardino all'inseguimento di Céline. E che dire di quando Pablo accompagna mammà a raccogliere le susine, il suo grosso muso tozzo sempre a disturbare il lavoro dell'unica mano abile dell'ortolana? Pazienza se ogni tanto si incaglia o, peggio, si rovescia a ruote all'aria. Tanto, non manca di farsi sentire con tutto il fiato che ha in corpo. E poi c'è Céline che, in questi casi, si fionda alla ricerca dell'umana che vada a porre rimedio al disastro. La prossima volta, carrellino con correttore di stabilità. Intanto, cominciamo a cambiar le ruote, che queste son diventate troppo piccole!