Pablo è un cagnotto pieno di buone qualità: è dolce, è vivace, è coccolone, è affettuoso, è bellissimo, è tenerone... Chi più ne ha, più ne metta. Però, però, una cosa è sicura: il piccolo non brilla per furbizia. Per dirla tutta, è proprio un capoccione tontolone e testardo. Che volete farci, nessuno è perfetto. Qualche mattina fa, per un attimo questa mia certezza ha vacillato: l'ho visto venire verso di me, fermarsi un momento in corrispondenza di una "strettoia" tra l'auto parcheggiata e la sedia da giardino, voltarsi indietro prima a destra e poi a sinistra come per controllare il passaggio delle ruote del carrellino... E partire, superando la strettoia, giusto giusto senza sbattere da nessuna parte. Lo ammetto, sono rimasta sconcertata: incredibile... Che Pablo abbia imparato a muoversi tenendo conto del corpo estraneo su cui poggia il suo corpaccione? Che abbia elaborato un pensiero così complesso? In tal caso, mi faccio immediatamente dare lezioni di parcheggio...
Poco dopo, gli ho portato la ciotola della colazione, colma di crocchette. E' arrivato al trotto, tenendo in bocca la bambolina rossa e gialla che gli ha donato la "mamma" di Catania, Filomena. Quella è sempre rimasta la sua bambolina preferita... Anche se ormai Pablo, a furia di dimostrarle con i denti il proprio affetto, l'ha quasi disintegrata. Con tutti i posti in cui avrebbe potuto temporaneamente posare la bambolina, dove ha scelto di metterla? Nella ciotola. E poi s'è innervosito ed ha preso a ringhiare perché così non riusciva più a raggiungere le crocche. "Ok Gian", mi sono detta, "tranquilla, è tutto ok. E' rimasto il grosso bavosissimo imbecillone di sempre...".
E poi quel vizio... Ce l'hanno più o meno tutti i cani, maschi e femmine, il vizio di piantarti il naso là dove non batte il sole. Noi identifichiamo le persone con le impronte digitali; evidentemente loro memorizzano gli afrori dei walter e delle jolande, per dirla con Luciana Littizzetto. Pablo ci mette un impegno ed una costanza particolari, anche se la specie umana in teoria non gli compete. E questa sua abitudine, di norma imbarazzante, ha anche un risvolto positivo. Quando è ora di mettere Pablo a nanna, un rito che include una sequenza di manovre per pulirgli il pelo, disinfettargli qualche piccola ferita, sistemargli la pettorina o il cappottino, nonché un fiero combattimento contro le sue manifestazioni di travolgente affetto... Per vincere la sua incontenibile esuberanza, basta permettergli di piantare, appunto, il naso in luogo incongruo. Come tutti i maschi che si rispettino, a quel punto lui non è più connesso con il mondo: potresti amputargli a vivo anche le due zampe sensibili; non batterebbe ciglio. Insomma: un po' scomoda, come tecnica... Ma efficace!
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