domenica 28 luglio 2013

Si torna a casa

Mercoledì, giovedì, venerdì: ogni giorno telefonata alla clinica per aggiornamenti. Il mercoledì, a dirla tutta, faccio un salto in clinica di persona, in compagnia di Giorgio che si fa davvero in quattro; almeno lui, con i dottori, parla da pari a pari... Ma il veterinario che lo segue mi guarda con il terrore negli occhi quando chiedo di poterlo vedere. A quanto pare, il piccolo mostro ha straziato le orecchie di tutti i presenti da ieri notte fino a poco fa... Credo abbia smesso per sfinimento, ma presto tornerà attivo ed ululante. Meglio non anticipare quel momento facendomi vedere... Anche perché in fondo, per lui, sarebbe il rinnovo di un abbandono. E per me, idem. La lontananza è dura, ma devo resistere; è per una buona causa, per la sua stessa pellaccia. Sono giorni in cui ritrovo la libertà di orari e movimento che avevo prima che il mostro entrasse nella mia vita: uscire senza tener d'occhio l'orologio per il rientro a casa, dormire mezz'ora di più al mattino, niente linoleum da pulire... Eppure tendo l'orecchio, mentre lavoro in ufficio, e mi sembra di sentire la sua voce provenire dal giardino; guardo fuori ed ho l'impressione di vederlo arrivare di corsa con le ruote... Mi viene in mente un verso di una bella canzone degli 883: "Senza averti qui / non è che ci si senta liberi". Io che non ho mai patito la mancanza di un essere umano, patisco, eccome, quella di uno dei miei pelosi. Del resto, già solo quando Skipper va in montagna con mia sorella, ne sento la mancanza, anche se so che il mio nuvolone bianco è in buone mani e si diverte.

Per telefono vengo a sapere che le cure proseguono e la zampa sgonfia: sono davvero ansiosa di vedere con i miei occhi quanto sia davvero sgonfiata... Sabato pomeriggio, all'una e mezza, sono in clinica. Il dottore mi consegna le istruzioni per la cura, due antibiotici più disinfezione accurata e ripetuta; circa il tempo necessario perché la ferita si rimargini, nessuno si sbilancia. Finalmente rivedo il mio piccolo: smagrito, un po' intontito, ma la zampa è perfettamente sgonfia... Stento a crederci. Ancora un passaggio sul tavolo di metallo, per l'ultima veloce medicazione e fasciatura prima di tornare a casa. Non è affatto finita qui, comunque, non posso e non devo dimenticarmelo: chiosa il dottore, con un sospiro, "E' un tentativo".

Ho già provveduto ad ordinare una zanzariera che protegga la cuccia esterna di Pablo, sotto la tettoia: nel frattempo, per un paio di giorni lo sistemerò in casa, ai piedi della scala. Intanto provvedo a massacrarlo di coccole: mamma rincara la dose. Persino Céline manifesta la gioia di rivederlo, sia pure a modo suo. Solo Skipper non fa nulla per nascondere il disappunto...

Sul carrellino si torna fin da subito, sia pure con molta gradualità. Proteggo con bende elastiche sia la ferita che gli anelli che sorreggono le zampe. La prima passeggiata è un trionfo: ormai tutto il vicinato, o almeno la parte cinofila di esso, conosce Pablo e segue giorno per giorno le sue vicende; tanti ci incontrano e si informano sulle novità. Lui, ormai una star consumata, riceve e dispensa coccole e si gode la popolarità. Certo, concedersi a tutti questi fan è faticoso, ma ahimè è il prezzo da pagare per la fama!

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