mercoledì 23 ottobre 2013

Riflessioni davanti all'oblò della lavatrice

Caro il mio Pablo, a ben pensarci, secondo me, c'è qualcosa che non va. Ah sì, scusa, ho saltato la premessa... Ragionavo a voce alta. Ammesso che quei flebili segni di vita del mio unico neurone si possano definire, nel loro insieme, ragionamento. E' che ho appena dato il via all'ennesimo ciclo di lavaggio in lavatrice dei tuoi panni... Il secondo, solo di oggi. A quest'ora, perché di notte la corrente elettrica costa meno. Tanto qui non ci sono vicini che si scocciano per il rumore.

Che c'entra la lavatrice? C'entra, eccome. Adesso ti spiego il motivo. Vivere con un cagnotto come te, caro Pablito, è una soddisfazione, per un bel po' di ragioni. Ma non per quelle che potrebbero sembrare più ovvie. La tua adozione ha mandato in brodo di giuggiole il mondo degli "animalisti", chiamiamoli così. Un'azione degna di un profondo amante del mondo animale? E, in senso lato, amante della natura? Mah, non ne sarei così sicura... Qualche giorno fa è arrivata l'ultima bolletta dell'acqua: una cifra che manco una famiglia di quattro persone spende in sei mesi. Guardacaso, gli ultimi sei mesi, in cui tra le mura di casa mia (e un po' anche tra le palle) c'eri già tu. Per tenerti la cuccia pulita, consumo più acqua io di quanta se ne sia usata per raffreddare il reattore di Fukushima. E l'inquinamento è pari, se non peggio, vista la quantità di detersivo che mi tocca rovesciarci dentro. Se poi consideriamo che, un giorno sì e l'altro pure, caro il mio Pablito, tu ti inventi una piaga nuova... A me tocca curare che tutto sia il più possibile igienico. E vai di candeggina e lisoformio e amuchina. Dubito che l'ecosistema gioisca di tutto ciò. La natura è dura, non consente di vivere a chi non è adatto ad affrontare la vita; uno come te, Pablo, in natura sarebbe spacciato. Qui c'è di mezzo un bello sconvolgimento delle regole della natura, altro che. E pure del mio conto corrente: oltre alla sopracitata bolletta dell'acqua, anche quella dell'energia elettrica ha il suo bel perché...

Per non parlare della quantità di medicine che hai già ingurgitato nei tuoi quasi undici mesi di vita. Medicine, quindi probabilmente sostanze testate su altri animali come te. Amara e scomoda verità, ma verità. Non mi parlino di omeopatia e cavolate varie: se ti avessi curato con l'omeopatia, caro il mio Pablito, a quest'ora saresti già da tempo a tener compagnia al Belzebù canino; puoi dire grazie agli antibiotici se sei ancora qui a scorrazzare e far danni. Un urto per la coscienza, più irritante del gesso che stride sulla lavagna, ma al momento non saprei come porre rimedio al controsenso.

Dulcis in fundo, ma questo me l'avevano già fatto notare: con quel che costi tu, Pablito, si potrebbero mantenere in condizioni dignitose di vita chissà quanti cani sani che languono nei canili. Una vita a metà pesa più di tante vite intere.

Tutto vero. Razionalmente, Pablito, la tua esistenza non ha senso logico. Per fortuna, e dico fortuna tua ma anche mia, l'amore, di logica, non ha mai capito un accidente.

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