sabato 4 gennaio 2014
2014, altri guai in vista!
Se mai avessi avuto bisogno di conferma, adesso ce l'ho, Pablito: se tu mi chiedi di tornare a nanna dopo una sola ora trascorsa a scorrazzare per il giardino con il carrellino... Significa proprio che c'è qualcosa che non va. Del resto, sarebbe piuttosto difficile far finta che vada tutto bene. Quella piaga sulla zampa è diventata un buco, un cratere, una voragine; persino il doc, oggi, s'è messo le mani nei capelli. E via a togliere parti di tessuto necrotico, con la pila frontale in testa e le forbicine nelle mani, mentre io facevo del mio meglio per tenerti fermo. Certo, non è per il dolore che ti agiti; non senti nulla, lì dietro. Ma capisco che tu possa essere irritato, con questa gente che prima ti ribalta e poi tenta di immobilizzarti! A proposito, grazie per la pazienza. Non avermi neanche morso, perlomeno non così seriamente, da parte tua è stato un gran gesto di affetto. Già ero al limite dello svenimento, alla vista di un simile banco di macelleria... Ho fatto appena in tempo a raggiungere, dopo, una sedia, prima di stramazzare. Il doc era preoccupato che gli toccasse soccorrere anche l'umana, oltre al cane. E adesso? Mi spiace, Pablo, non so darti altra risposta che quella che ormai ti do da diversi giorni. Antibiotico, disinfettante. Mettiti giù sul tuo tappeto, fai nanna. Hai più buchi tu di una fetta di groviera. Se solo mi facessi la cortesia di non distruggere la fasciatura per almeno dieci minuti da quando io te la sistemo... Non costringermi ad infliggerti anche il collare Elisabetta, dai. Certo che la storia del sistema immunitario canino molto più robusto di quello umano deve avere ben più che un fondo di verità... Hai una ferita aperta da luglio, un'altra da un mesetto a questa parte, più quest'ultima che si è aggiunta ed ha voluto strafare per stracciare le precedenti... Un essere umano, in questa condizione, sarebbe già stato colpito da almeno quindici infezioni letali. Tu, insomma, te la cavi... Ed io in questo caso ringrazio, di tutto cuore, che tu non possa sentire nulla. Per ora, a patire per te sono solo io, va bene così. Non so cos'altro fare, è questo che mi tormenta. Del resto, ho tanti di quei dubbi irrisolti e problemi senza soluzione per me stessa, che non posso certo pensare di risolvere i guai altrui. Cerca di metterci del tuo, Pablito, tieni duro. Mettiti a nanna, grufola, mastica lo straccio e la tua bambolina, finché sonno non vi separi. E fino a domani mattina non ci pensiamo più.
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