...e poi arriva il momento fatidico in cui ti ritrovi da solo di fronte alle conseguenze delle tue scelte. Ho già trascorso giorni e notti a fare opera di autoconvinzione: vedrai, non sarà difficile come ti dicono. Ogni volta che imbocchi una strada nuova, ti piovono addosso gli strali di tutti, al di fuori e soprattutto dentro le mura di casa; chiunque si sente in diritto ed in dovere di giudicare, criticare, minacciare con il dito proteso verso il cielo, in stile "Frate Cristoforo" di manzoniana memoria. Quante volte hai pianto, ti sei consumata il fegato, hai visto il tuo futuro di colpo tutto nero, un muro contro cui sbattere inutilmente il capoccione? E quante volte è capitato che le tue paure fossero fondate? Mai o quasi mai. Questo mi ripeto come un'ossessione: arriverà anche stavolta la tempesta... Ma poi passerà. Tieni duro e buttatici contro.
Ciononostante, guidare dall'aeroporto verso casa con il fagottino peloso nell'ampio bagagliaio della Zafira è un tormento. E non ho ancora smaltito lo shock dei due decolli e dei due atterraggi, io che non avevo mai volato... Quasi quasi vorrei che la distanza tra me e l'arrivo per magia aumentasse, anziché ridursi... E invece sembra accorciarsi come se io viaggiassi su un'auto di Formula Uno in circuito. Ho lasciato Giorgio a casa sua: adesso me la devo cavare da sola. Sì, è vero, arriveranno poi D., il mio punto di riferimento unico e assoluto in fatto di cura ed educazione dei cani, e T., la signora che è già stata da me per il controllo pre affido; arriverà anche Matteo, che mi darà manforte fino a domani mattina. Ma poi?
Il mostriciattolo peloso è ancora intontito dal sonnifero. Ogni tanto guaisce, sembra lamentarsi. Ma ha mangiato, ha bevuto, non dovrebbe aver freddo, anche se oggi è una giornata gelida ed uggiosa di una primavera che quest'anno si è persa per strada. Ha tre mesi e mezzo, povera anima, ed è già stato sbattuto di qua e di là come un pacco... E' di una tenerezza indescrivibile, quelle zampotte sproporzionate, quei polpastrelli che premono contro la grata del trasportino, quegli occhioni neri come il suo pelo...
A casa, con la pioggia ed il cielo grigio che si intonano al mio animo angosciato. E' vero, Pablo l'ho voluto io. Ma adesso? Parcheggio l'auto in cortile, ma non scarico ancora il trasportino. Temo la reazione di Céline e di Skipper. Meglio aspettare che arrivi D., lui sa bene come fare. I due bestioni bianchi però hanno già percepito la nuova presenza; non nascondono una certa agitazione. Nulla in confronto alla mia, quando entro in casa ben sapendo che mia mamma è ancora qui. Non abita con me, ma trascorre le giornate a casa mia; ossessionata dal pericolo dei furti, non si schioda di qui se io sono via. In famiglia siamo un po' estremi in tutto, nel bene e nel male... Non posso negare che a me la sua paura faccia molto comodo, perché in effetti nella ridente cittadina di Carmagnola i furti in casa sono ormai sport nazionale; inoltre, sapendola in compagnia di due mezzi Maremmani ottimi per la guardia, non mi preoccupo neppure più di tanto.
Mamma è ancora qui, dicevo... E la sua accoglienza è glaciale. Io fingo noncurante allegria, ma sono sempre stata una pessima attrice... Ho i nervi a fior di pelle. E ne ho ben donde: in un attimo, il suo silenzio di tomba si trasforma nell'eruzione esplosiva di un vulcano. In men che non si dica, mi vomita addosso una quantità di contumelie che, come lame, si conficcano con mira eccellente al centro del bersaglio: dall'accusa di avere le mani bucate (proprio io che godo di una consolidata fama di tirchiona incallita!) a quella di non preoccuparmi del mio lavoro ma solo di stupidaggini, e via, andare... La mia maschera di allegria si sgretola con tutti i propositi di indifferenza che avevo preparato. So che è mia mamma, so che adora me ed i miei cani e so che già domani si sarà innamorata anche di Pablo... E che a farla reagire così è la preoccupazione per quel che accadrà. Ma so anche che nell'ira, così come nel vino, sta la verità; probabilmente questa è stata per lei l'occasione di sbattermi in faccia ciò che pensa davvero di me, ma che per affetto e senso di protezione non mi avrebbe mai detto in condizioni di quiete. Non è bello scoprire che per tua madre sei una sorta di fallita perdigiorno, anche se in realtà per me non è affatto una sorpresa; sono consapevole da tempo di non godere di grande considerazione, in famiglia. Non ho mai dato prova di grande intraprendenza, non mi sono laureata con il massimo dei voti, non sono coraggiosa, non sono ambiziosa, non faccio faville sul lavoro (soprattutto in senso economico), sono sempre piena di dubbi ed ho paura dei miei simili. Solo un fondo di orgoglio, con la sua vocina tenue, mi fa dire "Ma possibile che alle soglie dei 32 anni io debba ancora preoccuparmi di ciò che altri pensano sia meglio per me?". Domanda ipocrita: potrei mandarli a stendere tutti, se davvero fossi capace di camminare con le mie gambe. Ma non è così.
Bando alla tristezza, qui c'è una piccola vita pelosa da riscattare. Sono arrivati D. e T.: insieme scarichiamo il trasportino e lo portiamo su per le scale, al primo piano, in cucina. Qui è già pronta una tela cerata sul pavimento, più qualche straccio a far da cuscino. Trasferisco lì sopra tutti i giochini che le mamme siciliane hanno voluto lasciargli per compagnia nel viaggio. Si sono tanto preoccupate che il piccolo non soffrisse troppo il distacco... Mi commuovo mentre stringo tra le mani la copertina di pile azzurra. Tutti insieme svestiamo il piccolo e gli togliamo il pannolone. Poi D. chiede di far entrare nella stanza prima Skipper, il maschione di casa. Il nuvolone bianco non è affatto entusiasta: si avvicina al piccolo con diffidenza; non reagisce alle zampate di invito al gioco del piccino; lo annusa per un po', gira attorno al tavolo, si prende un po' di coccole... E, appena può, schizza via. E' la volta di Céline, molto più curiosa; lei sì, studia l'intruso, lo tocca, sembra quasi voler giocare lei stessa. Ed io che avevo tanta paura di una reazione violenta... Skipper è buono come il pane, ma è maschio e temevo aggredisse un altro maschio nel suo territorio; Céline è femmina ma è un terremoto a quattro zampe...
Pablo si trascina sulle zampe anteriori ed esplora l'ambiente, velocissimo, curioso, vivace. L'effetto del sonnifero è davvero passato. Com'è bello con quel suo testone di molosso, il pelo lucido, nero focato... E' enorme per un cucciolo della sua età. Davvero, quanto potrà crescere? E come farò quando sarà grande?
Nel frattempo, è arrivato anche Matteo, apposta da Genova per vedere il nuovo arrivato. D. e T. hanno finito il loro compito, svolto come sempre con immenso entusiasmo: non prima, però, di avermi mostrato come fare per indurre il pargoletto a fare pipì. Già, perché ovviamente, tra le preoccupazioni per un cane paralizzato, c'è anche questa: Pablo non può fare i suoi bisogni da in piedi; tocca provvedere ogni tot ore a farlo sporcare, onde evitare che si trascini nel suo stesso sporco. Senza contare il fatto che, almeno finché la temperatura esterna non sarà più mite, dovrà restare in casa... Sarà molto, molto dura. Ma l'ho voluto io e adesso ce la devo fare.
Quando D. e T. se ne vanno, solo la presenza di Matteo mi salva da una crisi di pianto. La prima notte, tra stracci imbevuti di detersivo e pianti disperati del piccino, sarà dura. E domani, quando in orario d'ufficio arriverà mia sorella - l'ufficio dove lavoriamo insieme è al piano di sotto - sarà ancor più dura. Mi toccherà la seconda razione di contumelie. Pazienza. Me la sono voluta. In più, in casa non ho preannunciato nulla, proprio per evitare di anticipare la valanga di sanpietrini sulla capoccia; ora però è inevitabile...
Quel che conta, adesso, è organizzare la nuova vita. Pablo starà qui in cucina finché il clima non sarà un po' più caldo; il pavimento di marmo è perfettamente levigato e non gli creerà problemi di piaghe. Ogni tanto potrà uscire sul balcone, ovviamente anch'esso da coprire con la cerata perché ha il fondo ruvido. Gli sistemerò vicino le ciotole per la pappa e per l'acqua, perché non abbia difficoltà a spostarsi. Farò in modo di portarlo a sporcare in giardino ogni poche ore, anche se già adesso i suoi quasi venti chili sono un dolce peso da scarrozzare a braccia. Lo sosterrò con un telo o un asciugamano sotto il bacino per aiutarlo a camminare con le zampotte anteriori. Lo porterò da un veterinario che possa fare qualche radiografia, per capire cos'ha e quali speranze di recupero ci siano, ammesso che ce ne siano. Gli comprerò le crocchette per cuccioli: per l'emergenza, c'è il sacco di crocche che Enrica aveva già preparato per lui quando siamo passati a trovarla, di ritorno dall'aeroporto. E, se proprio dovessi trovarmi nella disperazione, alzerò il telefono e chiederò soccorso a D.
Sedersi a tavola con Matteo e mangiare un boccone è una grazia divina, anche per me che sono atea. Questa giornata mi ha demolita, infinitamente più di una corsa in montagna da cento e fischia km. Questo è solo l'inizio. Ben volentieri mi tumulo sotto le coperte, anche se lo strillo imperioso di Pablito mi avverte che non sarà per molto...
Da ammirare complimenti!!!
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