Quali sono le caratteristiche che distinguono le mamme ed i papà dei cagnotti con una marcia in meno rispetto a tutti gli altri? Lo imparo presto sulla mia pelle. I calli sulle mani, ad esempio. Per i primi tempi, accompagno Pablo a spasso sostenendogli il posteriore con una vecchia sciarpa, un asciugamano arrotolato o la cintura dell'accappatoio passati sotto l'inguine; il piccolo, però, è un terremoto... Tira, molla, stringi, sfrega: in capo a pochi giorni ho una forza nelle dita che neanche Manolo; credo che potrei sollevare il mio stesso peso facendo lavorare solo un paio di falangi. E la pelle, beh... Diciamo che, già per abitudine, non ho mai badato all'estetica; adesso però il disastro è completo, calli e segni di abrasione ovunque. Come se non bastassero i traumi meccanici, ci si mettono anche quelli chimici: consumo litri e litri di detersivi per tenere pulitissima la tettoia sotto cui ricovero il piccino. Dovrei indossare sempre i guanti, lo so, ma spesso vincono fretta e superficialità.
Che dire, poi, dei graffi e dei lividi sulle gambe? Sincronizzare il passo con quello di Pablo non è una sciocchezza. Ogni due o tre passi, le sue zampone cozzano contro le mie tibie, per non parlare dei raptus per cui il demonio peloso si gira di scatto, attratto da chissà che, e si lancia di corsa, schiantandosi dopo un nanosecondo contro una delle mie rotule. Magari poi, infastidito, mi molla pure uno sganassone; e sì che io lo sgrido e gli rifilo uno scapaccione sulle spalle - sul didietro non potrebbe percepirlo -, ma intanto i canini li ho assaggiati. Un giorno in cui mi coglie l'infelice idea di giocare con lui al tiro alla fune, il piccolo satanasso salta direttamente alla fonte, ovvero alla mia mano che regge lo straccio: risultato, squarcio nel polpastrello, sangue ovunque, garze e cerotti a volontà. Così imparo a contraddirlo... Terrorista col pelo!
Il naso, ben presto, si fodera di amianto per reazione naturale ai miasmi che esalano da certi residui depositati in quantità francamente impressionante; secondo me, Pablo è una forma di miracolo, colui che è in grado di moltiplicare la materia con l'aiuto del tubo digerente. Gli zampilli liquidi, poi, dove colpiscono, colpiscono; si impara a non farci nemmeno più caso.
Infine, direi, l'occhio fisso e lo sguardo allucinato... Con un cane come Pablo, non ci si può permettere né molta libertà, né tantomeno il sonno del giusto. Tocca alzarsi almeno una volta nel cuore della notte e comunque ben prima dell'alba al mattino, per concedergli una passeggiata ma soprattutto per evitare di trovare quel che resta di un attacco chimico-batteriologico nella cuccia. Ma sono lieta di questo nuovo ritmo di vita: ero scivolata pian piano, da mesi, in un torpore pigro che con la me stessa di qualche anno fa non aveva proprio nulla a che vedere. Troppe volte mi era capitato di non aver voglia di alzarmi al suono della sveglia, di restare intontita sul divano anziché schizzare giù per uscire, che so, a correre o in bici all'ora in cui il resto del mondo russa tra le braccia di Morfeo. Pablo mi ha dato la scossa. Per carità, non sono certo un eroico soldato; alle cinque del mattino giro intorno a casa con la palpebra tenuta su con le pinze da bucato e l'entusiasmo vitale di un bradipo ottuagenario, mentre, alla fine del mio braccio, l'instancabile produttore di cacca zampetta gioioso e perfettamente sveglio. Non importa, quel che conta è la disciplina, e poi le giornate pian piano sempre più lunghe aiutano... Alle cinque del mattino, verso giugno, è già chiaro. Acquisisco una routine: passeggiata, pulizia della cuccia, accurato esame della pelle a caccia di piaghe o abrasioni varie; pulizia del pelo con carta da cucina e shampoo a secco per cani; ogni tanto, doccia nella mia vasca da bagno. Nonostante possa staccarmi una mano a suo piacimento, con la poderosa mascella che si ritrova, Pablito tollera, pur senza troppo entusiasmo. E sì che lo asciugo con il mio personale accappatoio!
A sera, braccia, spalle e schiena gridano vendetta. Pablo vuole correre, ama giocare con Céline che si sta rivelando una "sorella maggiore" amorevolissima. Lui le morde la coda, lei lo scaccia con un ruggito impressionante, ma un attimo dopo è ancora lì a richiamarne l'attenzione. Lei scappa, lui la insegue, io idem, sfidando la forza di gravità a serissimo rischio di inciampare e disintegrarmi. Vaglielo a spiegare, al piccoletto, che un cane come lui non può correre. E' un'affermazione che per lui non ha alcun senso. Non c'è alternativa: bisogna dotarlo di ruote. Anche se ho la tragica sensazione che, quando lui sarà dotato di ruote, a me toccherà passar la vita ad inseguire!
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