mercoledì 11 dicembre 2013

Inverno

Me l'aspettavo, Pablito, che l'inverno sarebbe stato difficile per te. Ci avevo già pensato prima ancora di chiedere alle tue mamme siciliane il permesso di averti con me. Però, da inguaribile ottimista, ho accantonato il problema: "Lo affronteremo a tempo debito", mi dicevo. Il tempo debito è giunto... Ed io mi rendo conto adesso, sbattendoci il naso, che non sono affatto preparata a risolverlo. Quest'anno, il gelo è arrivato prima del solito a tenerci compagnia, da queste parti. Ghiaccio e giornate in cui la nebbia si dirada solo per poche ore, o addirittura non se ne va affatto. Certo, di notte ti ricovero in casa, appena oltre l'ingresso, ai piedi della scala; non è che ci faccia caldo, ci sono poco più di dieci gradi, ma per te va benissimo così. Ma durante il giorno... Devo per forza lasciarti all'aperto. Primo, perché col carrellino in casa non potresti muoverti. Secondo, perché igienicamente sarebbe un disastro. Terzo, perché al piano terra c'è l'ufficio, mentre per arrivare su in casa ci sono due rampe di scale che per me, con il tuo peso, sono più ostiche della parete nord dell'Eiger in invernale. Quarto, perché mia sorella, nonché tua zia, Stefania, ci polverizzerebbe entrambi. E poi ci sono di certo un quarto, un quinto, un sesto motivo, anche se al momento non mi vengono in mente... Vero, ti ho procurato i cappottini: tre o quattro vecchi golf di lana, belli spessi, sacrificati per la tua causa - e ci fai anche la tua porca figura. Ma per me vederti così, al freddo e al gelo, è un'angoscia continua. Lo so, lo so, me lo dicono anche i tuoi dottori: non sei un cane che patisce il freddo; hai un pelo folto, sei robusto... Ma la mia coscienza si ribella all'idea che un cane, d'inverno, non possa godersi il giaciglio "suo" di diritto, cioè il lettone.
Mi preoccupi per il freddo, mi preoccupi per le zampe gonfie e per le piaghe, mi preoccupi perché sei uno zozzone ed io non posso pulirti come si deve, come facevo l'estate scorsa con la pompa per l'irrigazione del giardino. Sei una fonte inesauribile di preoccupazioni, oltre che di rifiuto organico. Se almeno potessi evitare di farmi sentire in colpa, guardandomi con quell'aria schifata dopo aver provato a bere nella ciotola ghiacciata... Tanto lo sai, che esco a svuotarla e ci rimetto acqua più volte al giorno! Di sete non dovresti morire. Se poi potessi anche evitare di depositare fetentissimi residui proprio nei punti di passaggio... Almeno, non in quei momenti in cui sai che passerà Stefania, perché davvero, credimi, rischiamo la decapitazione, entrambi. Non è il caso di provare a dirle che poggiarci un piede sopra porta fortuna: non apprezza l'ironia, non fino a questo punto.
Speriamo che l'inverno passi presto. Non ci resta che tifare per il surriscaldamento del globo. Nel frattempo, per scaldarci un po', possiamo giocare con la bottiglia di plastica. Dal momento che, incredibile dictu, capoccione ottuso che non sei altro, hai finalmente imparato qual è l'oggetto che si abbina al termine "bottiglia". Facciamo un po' di sano crepitante casino con la bottiglia schiacciata: come sempre, per la gioia dei vicini di casa!

1 commento:

  1. Grande Giancarla, non darti troppi pensieri; l'inverno passerà e tornerà la primavera! Da bambino ho vissuto in campagna nel Roero dai nonni e avevamo solo la stufa a legna in cucina; le stanze da letto erano al gelo e ci si scaldava con le borse dell'acqua calda e i braceri...io sono cresciuto e i nonni sono mancati per vecchiaia! Forza e coraggio :-D

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